The Umbrella Academy: i super casini dei supereroi

Forti, tenaci, unici: quanti stereotipi sono stati generati nel corso del tempo sui supereroi? Ed ora con la recente uscita di “Avengers EndGame” i supereroi sono ritornati, in tutto il loro splendore, sul grande schermo per affrontare quello che in “Avengers Infinity War” ci aveva devastato…
Ma sono davvero tutti così i supereroi? Così mascolini, sicuri di sè, attraenti e sorprendentemente irraggiungibili? Nel nostro immaginario collettivo abbiamo un’idea ben precisa di come ci si aspetti che siano i nostri protettori, con o senza poteri magici o provenienti da altre galassie, ma se invece potessero essere alquanto normali nella loro anormalità??
Questo è di sicuro il caso dei supereroi dell’Umbrella Academy, singolare famiglia di persone dotate che hanno per scopo quello di proteggere il mondo, o quasi, con la sola attitudine ad incasinarsi la vita piuttosto che risolvere i problemi.
Tutto ha inizio, in un mondo alternativo, il 1 ottobre 1989 quando 43 donne, che apparentemente non avevano mostrato sintomi di gravidanze, partorirono nello stesso momento. Il singolare scienziato ed imprenditore Sir Reginald Hargreeves ( un alieno sotto mentite spoglie ) decise di adottare i 7 bambini sopravvissuti e di crescerli con il solo scopo di addestrarli a combattere per salvare il mondo.
I ragazzi, che mostreranno di possedere dei poteri ( tutti tranne Vanya-n°7), chiamati per numero al posto dei nomi, crebbero con delle rigide regole all’interno della casa, che associate ad i vari sviluppi della vita li condussero alla separazione.
La storyline inizierà il giorno in cui Sir Reginald verrà a mancare, così che tutti i ragazzi siano costretti a rincontrarsi e gestire insieme quella che sembra essere la fine del mondo.
Già la sola trama così riesce a destare interesse.
Ogni singolo episodio ci mostra, in un mix di flashback legati al passato o al futuro, gli aspetti della vita dei vari personaggi, le loro doti, le loro insicurezze ed i loro problemi, tutto in funzione della storia principale, collegando ogni singolo antefatto alla battaglia finale che ci attende per la salvezza del mondo, che a quanto pare è prefissata a solo 6 giorni dalla morte del capofamiglia.
Ed è qui che entrano in gioco i 5 fratelli ( come scopriremo da subito uno di loro, Ben-n°6 risulta essere morto in una vecchia missione ) che si riuniranno per capire se la morte del padre adottivo sia stata casuale o se dietro l’accaduto si cela un pericolo. Tutti ovviamente tranne Vanya, che cercherà di condurre, per quanto possa, una vita normale
Che dire, serie tv davvero sorprendente, riesce a tenerti incollato allo schermo creando un’empatia con i personaggi, tutti ben caratterizzati, e dalla storia dai mille risvolti.
La serie, targata Netflix, nasce dal fumetto del cantante del gruppo The Chemical Romance, Gerard Way, edito nel 2007 in edizione limitata sulla Dark Horse Comics.
Analizzandone i contenuti devo dire che è davvero ben strutturata, sia a livello grafico, sia come arco narrativo e con la sua presentazione dei personaggi ( suo punto forte ) risulta essere una delle serie tv del momento a cui sono più legata.
Ogni fratello ci viene mostrato nella sua umanità, ci vengono mostrati fatti risalenti alle loro vite prima di lasciare l’Academy, il loro rapporto con il padre e con il loro stesso potere, supereroi fragili e dalle mille sfaccettature.
Ma in alternanza a tutto questo ci troviamo spesso ad assistere a delle situazioni esilaranti, trasformando una situazione di tensione in una divertente e coinvolgente.
Serie dai risvolti inattesi, è una di quelle che bisogna avere necessariamente nel proprio bagaglio personale, quindi consiglio a tutti vivamente di dargli uno sguardo, anche in attesa dell’uscita della seconda stagione.