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Oltre il limite, alla scopertà di sé. Alessandro Margheriti racconta Icaro.


Coraggio, amore e autodeterminazione sono elementi che compongono un dolce, ma anche spietato, intreccio: tre personaggi, riconoscendo Icaro tra questi, vivono il piacere di scoprirsi, per dare nome al proprio essere e superarne i limiti. Una storia di amore e amicizia, scevra dal pregiudizio odierno, raccontata tra le pagine di "Nel cuore di Icaro" di Alessandro Margheriti.

Il suo romanzo ha i presupposti per essere non solo la stesura di una storia che prende il cuore di molti, ma anche un manifesto all'accettazione di sé in una società ancora non del tutto aperta. Potrebbe essere d'accordo su questa prima analisi della sua opera?

In linea di massima, sì. È un romanzo che arriva dritto al cuore perché parla di sentimenti, di emozioni forti che non si possono ignorare. Molti lettori mi hanno scritto dicendomi di essersi riconosciuti in uno dei personaggi, e questo è importante, mi fa pensare che un obiettivo sia stato raggiunto.

Il processo di accettazione di sé è sempre diverso per ognuno, anche se possono esserci delle caratteristiche comuni. La storia che racconto lo descrive nel modo più naturale possibile, e non a caso è ambientata in un’epoca lontana, incontaminata dai pregiudizi attuali.




Partiamo dal principio. Da dove nasce la sua passione per la letteratura fiction?

Non saprei, leggo da sempre. I libri mi accompagnano, tengono vivo il mio interesse e la mia curiosità, la voglia di imparare cose nuove o approfondirne altre. Prima o poi mi piacerebbe scrivere un libro sui libri, e sul rapporto che ho con loro.




Restando su un piano tecnico/editoriale, in un panorama in crescita come quello degli scrittori emergenti, quali generi attirano maggiormente la sua attenzione?

Io leggo principalmente letteratura scandinava, ho una passione sconfinata per le ambientazioni nordiche. Non leggo molti autori emergenti, ma apprezzo e stimo quelli che hanno il coraggio di osare e che provano a “svecchiare” un genere tentando forme ibride nuove con soluzioni ardite ma originali. Mi piace che un libro mi sorprenda, ecco.


C'è qualche autore che ha particolarmente a cuore?

Ma parlando sempre di emergenti? Se sì, vorrei consigliare Vincenzo Restivo e Carlo Deffenu perché hanno un grandissimo talento.

Se invece parliamo di “grandi maestri”: tra i non viventi ho sempre adorato Virginia Woolf; tra i contemporanei ammiro molto Philip Pullman e Neil Gaiman per il fantasy, la sagacia e lo spirito di Amélie Nothomb e l’arte di raccontare storie di Kader Abdolah. Ce ne sarebbero tanti altri, però...




Torniamo al suo racconto. C'è qualche elemento autobiografico in “Nel cuore di Icaro”?

Questo romanzo è stato pensato con molta fantasia, fin dagli inizi. Quando scrivi, però, è normale che qualcosa di te finisca sempre tra le pagine. Per quanto riguarda questo libro, ad esempio, devo ammettere di aver trasferito ai personaggi una parte del mio carattere. Non so quanto sia stato voluto, ma di sicuro mi ha aiutato a raccontare in prima persona.




Il suo romanzo, che assume quasi una forma di diario personale del trittico amicale e amoroso di Icaro, Ilearte e Isadora, affonda una matrice di similitudine nel mito greco. C'è stata una motivazione che l'ha spinta a prendere in esame la volontà di spingersi oltre, superare dei limiti a noi posti, con l'ombra di una conseguente e inesorabile caduta?

Non credo ci sia stata una motivazione specifica, anche se i più romantici potranno pensare che sia stato un atto d’amore. Nella mia scrittura confluiscono vari sentimenti, a volte affiorano alla superficie mentre altre restano più latenti. Il volo è passione, desiderio di libertà, ma anche forza fisica e controllo mentale. Io penso che scrivere sia lo stesso: si cerca per quanto possibile di innalzarsi e poi si gode dell’altezza vertiginosa; il rischio (la caduta) è forse quello di essere fraintesi, ma fa parte del gioco e va accettato.




Non possiamo fare a meno, come già detto all'inizio, di prendere in considerazione un po' il panorama contemporaneo. Nel 2023 assistiamo ancora ad una stregua lotta per il cambiamento, che genera curiosità, adesione, ma soprattutto polemica. Lei riesce, in questa varietà, a prendere una parte? Tenendo, ovviamente, conto di quanto vuol comunicare tra le sue pagine.

Il cambiamento genera diffidenza, la gente spesso ne ha paura. Ma è una paura sciocca e immotivata, il cambiamento è nell’ordine naturale delle cose e in natura sopravvivono le specie capaci di adattarsi, non quelle che oppongono resistenza all’evoluzione.

Nel mio libro però faccio spesso paragoni tra mondo antico e presente, e quest’ultimo ne esce male. Con questo intendo dire che l’evoluzione, il progresso vanno bene, ma non dobbiamo abbandonare le cose buone che abbiamo già altrimenti ci ritroveremo con una società peggiore di quella che abbiamo voluto cambiare.




Usciamo, infine, dal personale, perché vorremmo conoscere eventuali nuovi appuntamenti ai quali prenderà parte ai fini promozionali del suo libro.

Quando è uscito questo libro (settembre 2021) purtroppo non è stato possibile organizzare eventi in presenza perché erano ancora vigenti tutte le restrizioni sanitarie dovute alla pandemia. Quest’anno stiamo organizzando delle presentazioni, per il momento posso confermare che sarò a Firenze il 9 marzo presso la libreria Jane & Edward, e il 10 marzo a Roma presso la libreria Blue Room. I lettori potranno incontrarmi anche a Torino nella settimana del Salone del Libro, presso lo stand di Bakemono Lab.


Ancora una domanda: sta pensando già ad un nuovo libro?

Magari fosse solo uno! Scherzi a parte, ho terminato altri romanzi dopo Nel cuore di Icaro ma non so ancora quando verranno pubblicati. Attualmente sto lavorando su una raccolta di racconti che uscirà presto grazie a Bakemono Lab, ma confesso che non vedo l’ora di tornare a immergermi nella mitologia classica, c’è una storia che mi sta chiamando e ho tanta voglia di raccontarla.





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